AGCOM infligge multe a TIM e Vodafone per rimodulazioni e scarsa trasparenza


Si sa che le offerte delle compagnie telefoniche fanno sempre gola, ma spesso ci si incappa in cavilli, poco chiari. Nei giorni scorsi, oltre alla compagnia TIM, anche la Vodafone ha avuto una sanzione dall’AGCOM per aver violato quelli che sono i principi di trasparenza e comparabilità delle proposte commerciali messe a disposizione per i clienti di rete fissa.

Nello specifico, l’offerta sotto “accusa” riguarda quella Internet “senza limiti” ossia Unlimited di rete fissa, che dovrebbero fornire come da proposta, il servizio internet e voce illimitati e l’opzione Vodafone Ready che prevede un modem e con inclusi servizi di assistenza, di manutenzione e anche di installazione. Per quanto riguarda l’opzione nell’offerta a sei euro al mese per quarantotto mesi, potendo usufruire dell’opzione di pagare il costo pure in una sola rata a duecento ottantotto euro oppure rateizzando, ovvero, rate da sei euro al mese per dodici mesi o inoltre anche in ventiquattro mesi con una spesa iniziale in fattura.

Mentre per il servizio Vodafone TV Intrattenimento veniva offerto come incluso, però era annunciato un tributo per attivarlo di due euro per quarantotto mesi, gratis mediante attivazione online. Nel caso in cui si decida di recidere l’abbonamento dopo oltre i novanta giorni dall’attivazione, all’utente vengono comunque addebitate le rate residue.

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha effettuato le sue verifiche, ed ha deciso di sanzionare la Vodafone poiché ritiene che le vincoli giuridici ed economici delle offerte non erano mostrate in maniera completa e cristallina e per questo ha avviato il procedimento.


Innanzitutto, ì piani di rateare in quarantotto quote al mese per Vodafone Ready e le possibili altre rateizzazioni che sono maggiori alle ventiquattro mensilità sono in contrasto con il divieto dell’articolo ottanta del Codice, ovvero questo decreto vieta la rateizzazione di servizi inclusi nell’offerta nella durata maggiore di ventiquattro mensilità, anche nel caso di promozione.

Ed ancora, nell’ipotesi di recesso residuo l’addebito delle quote restanti in un’unica soluzione è in conflitto con le linee guida. Pertanto, è stato verificato che il prezzo di migrazione o chiusura della linea, equivalente a ventotto euro, risulta maggiore sia al prezzo al mese delle promozioni che sono riservate online, sia al prezzo della proposta Internet Unlimited senza il servizio Vodafone Ready, superando pertanto il termine fissato dalle linee guida.

Vodafone ha provato a difendere la sua posizione, ma l’AGCOM ha ritenuto che le dimostrazioni illustrate non sono state all'altezza di superare le criticità mostrate. L’Autorità ha messo in evidenza che il comportamento di Vodafone va esaminato alla luce degli obblighi annunciati dal Codice in termini di chiarezza e semplice comparabilità delle offerte.

Secondo questa visualizzazione, l’offerta come è stata proposta non viene ritenuta idonea a chiarire i reali vincoli economici, violando così gli obblighi di trasparenza in fase precontrattuale e contrattuale.

Nonostante nell’offerta sia scritto “Tutto Incluso”, non deve venire meno, sostiene l’AGCOM, l’interesse del cliente a sapere correttamente del prezzo di ognuna delle singole parti dell’offerta fino al momento della presentazione di essa. Vodafone invece non ha indicato l’effettivo costo di ogni voce, dando dati “difficilmente comprensibili e forvianti in ordine alle reali condizioni economiche” impiegate al tributo di attivazione e al servizio Vodafone TV, quando richiesto.

Le violazioni della Vodafone secondo l’AGCOM ha ritenuto la violazione di Vodafone di lunga durata, ma sotto il profilo della trasparenza è stato sottolineato che l’operatore ha adottato alcuni accorgimenti concreti e tali da attenuare le conseguenze della sua violazione, annunciando anche un cambio strutturale della propria offerta.


Per le violazioni contestate, l’AGCOM ha comunque ingiunto il pagamento di una sanzione di 773.000 euro.


Successivamente l’offerta è stata pubblicizzata a 24,90 euro al mese invece di 38,90 euro comprensiva solo del servizio Vodafone Ready. Riprogrammazioni, poca chiarezza, prezzi celati sono delle caratteristiche tali che l’Autorità deve intervenire con sanzioni a TIM, Vodafone e gli ad altri operatori importanti del territorio italiano.

Prima della Vodafone è toccato al colosso TIM una sanzione di ben 928.000 euro dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

Questa multa è stata emessa nei confronti di TIM per aver rimodulato nello scorso febbraio 2020 dei piani basic non più in commercio, ingiungendo un prezzo fisso di un euro e novantanove al mese l’equivalente annuo di 23,88 euro in più.

La presentazione delle variazioni dei contratti, emesse a gennaio dell’anno scorso, vennero motivate, come sempre avviene nello specifico in tali circostanze, da un tipico paragrafo dove gli operatori indicano gli investimenti, per questo caso in particolare la scusa era per continuare a investire sull’alta qualità della rete.

Per AGCOM il cliente ha il diritto e dunque deve essere libero di poter scegliere l’operatore e l’offerta che più aderisce alle sue esigenze, tutto si deve basare sulle condizioni del contratto che gli viene comunicato al momento della firma, fermo restando la possibilità di recesso di fronte a una sopraggiunta modifica unilaterale del contratto da parte dell’operatore dei servizio.

Ed in aggiunta, la TIM non ha effettuato una modifica unilaterale rivolta a bilanciare i vincoli del contratto, che erano già accettati dai contribuenti, piuttosto ha provveduto ad inserire un quid novi nel contratto originale prepagato e firmato dai clienti, contraddistinto dal pieno controllo spesa mediante la ricezione dei servizi fino al consumo del credito del telefono che ha acquistato il cliente secondo l’importo prescelto da lui.


Tale multa da 928.000 euro viene spiegata da AGCOM come una violazione molto grave.


Una introduzione del prezzo fisso al mese per molte offerte di rete mobile a consumo ha danneggiato il diritto dei clienti di usufruire dei servizi a seconda della tariffa scelta al momento del contratto.

Inoltre va aggiunto, il grande beneficio economico raggiunto dalla Società, visto che queste tariffazione erano in vigore dal 29 febbraio 2020, ed è ancora in atto. Per questo, la violazione è ritenuta di durata media e molto consistente di entità.

Inoltre la TIM non ha emesso nessuna misura per cancellare o ridurre le conseguenze della violazione che le è stata contestata, si è semplicemente limitata, poco prima della multa all’adozione di iniziative utili per assicurare più integrità e chiarezza delle indicazioni circa il passaggio gratuito verso un altro piano a consumo senza prezzi fissi e individuando procedimenti di gestione puntuale per i reclami giunti mediante il servizio di assistenza clienti.


scritto da Emilia Ferrara il 25 febbraio 2021



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